Come già sapete, ragazzi, il
24 e il 25 Febbraio si svolgeranno nel nostro Paese le elezioni politiche. Si
tratta di un'occasione molto importante soprattutto perché il voto rappresenta
uno dei mezzi più potenti che un cittadino, all'interno di una istituzione
democratica, possa avere per partecipare al miglioramento del proprio Paese. In Italia vige il cosiddetto suffragio
universale secondo il quale tutti i cittadini maggiorenni, senza restrizione di
ceto e di sesso, possono partecipare alle elezioni politiche, amministrative e
alle altre consultazioni pubbliche (referendum). Ma... vi siete mai chiesti
come si è evoluto in Italia il sistema elettorale? Quali siano state le
restrizioni che caratterizzavano tale sistema e soprattutto come siamo arrivati
al suffragio universale? Ebbene... pensiamo che sia il caso ripercorrere il
passato per conoscere meglio le origini di un diritto per il quale i nostri
antenati hanno combattuto.
La storia del diritto di voto
iniziò nel nostro Paese a partire dal 1861 con la proclamazione del Regno d'Italia che adottò
lo Statuto Albertino (già in vigore nel Regno dei Savoia). Quello Statuto
concedeva il diritto di voto solamente ai cittadini di sesso maschile che
avessero almeno 25 anni , sapessero scrivere, leggere e avessero un certo
reddito. In tal caso si parla di “suffragio ristretto”. In altre parole il
diritto di voto era riservato solo ai più ricchi che avevano avuto la
possibilità di frequentare la scuola e che, quando venivano eletti, potevano
trascurare le loro occupazioni perché non avevano problemi finanziari. Dal
momento che gli eletti appartenevano alle classi più abbienti, essi non avevano
interesse a fare leggi a favore degli strati più umili della popolazione.
Questo comportava gravi disagi
soprattutto per il peso insostenibile delle imposte, per il lungo servizio di
leva che toglieva braccia valide alle famiglie (in particolare contadine).
Allora, in Italia c'erano due
grandi correnti politiche: la destra (conservatrice) che intendeva difendere
gli interessi dell'alta borghesia; la sinistra più aperta alle esigenze del
popolo. Nel 1876 cadde la Destra e si formò un governo di Sinistra presieduto
da Depretis. Durante questo governo venne approvata una nuova riforma
elettorale che prevedeva il diritto di voto a chi possedeva un censo inferiore
a quello richiesto negli anni precedenti. Tuttavia la situazione non cambiava
radicalmente dal momento che erano ammessi al voto i poveri che sapessero sia
leggere che scrivere (cosa molto improbabile, visto che vi era circa il 90 %
dell'analfabetismo). Passeranno circa 35 anni per arrivare al suffragio
universale maschile nel 1912, approvato durante il governo di Giolitti.
Purtroppo anche questa volta le donne rimanevano escluse dal voto. L'Italia,
infatti, si presentava come un paese chiaramente maschilista.
Per essere ammesse ad
esprimere la propria volontà politica le donne dovranno aspettare fino al 1946
quando in Italia, dopo la seconda guerra mondiale, si dovette andare a votare
per il referendum che sanciva la nascita della Repubblica. Per completare, il
diritto di voto ai diciottenni venne esteso a partire dal 1975 che riconosceva
i ragazzi di tale età come maggiorenni.
Quanti sacrifici sono stati
fatti per raggiungere tale diritto! Solamente la storia può farci capire quanto
grande sia questo PRIVILEGIO che dobbiamo difendere e custodire così come hanno
fatto le generazioni venute prima di noi. E come diceva Orazio : “ Niente è
concesso agli uomini senza sacrificio”.
mercoledì 20 febbraio 2013
Tappe storiche del suffragio universale in Italia
Lucrezia de Vicariis.
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