Camminava per i corridoi, silenzioso, con un sorrisetto semplice sulle labbra.
Tutti eravamo sempre troppo persi nei nostri pensieri, nelle ansie
del giorno e alle prese con il nuovo problema quotidiano. Troppo concentrati
per ricambiare
quel sorrisetto, proveniente da sopra il suo scalda collo.
Me lo ricordo, è uno dei pochi maschi della mia età che ho l'onore
di guardare negli occhi, senza avere in primo piano uno scorcio del
mento.
Dicono che i diciotto anni siano il traguardo da passare per
entrare nell'età matura, al fianco di altri pari. Maturi abbastanza per la
patente, per prendersi
l'onere delle proprie azioni. Maturi per poter prendere delle
decisioni autonome.
Abbiamo sempre paura nel prendere delle decisioni: non ci accorgiamo
neanche di averla, la confondiamo con la pazzia del momento. Le decisioni
che
prendiamo sono minime, in fondo: nel senso che non cadono poi così
in là come vorremmo far credere. Entrare o no a scuola, un colore di capelli
azzardato....
Ma chi a diciotto anni prende una decisione drastica, e drastica
davvero, come andarsene di casa e andare a lavorare, diciamo anche all'estero,
viene guardato
con un misto di ammirazione,scetticismo ( lo sentite il primo
pensiero? “Ma questo è pazzo!”) e curiosità. Poi ce ne dimentichiamo. E finché
le decisioni sono
se entrare oppure no a scuola, ci sta bene. Sono semplici da
prendere, in fin dei conti. Poi c'è chi si sente molto impegnato nei confronti
del mondo:
manifestazioni, comizi, ideali più o meno utopici, e così si
sentono vivi. Sentono di far parte di un intero che vogliono migliorare, un
mondo a cui appartengono
e vogliono partecipare per legarsi a questo, in un futuro più o
meno prossimo. Allora abbiamo gli ambientalisti, i religiosi, i politi ecc
ecc... non per etichettare
qualcuno, solo per richiamare alla mente dei tipi delle nostre
generazioni.
Poi c'è lui, c'è il ragazzo sensibile che ama il mondo, lo ama
davvero. E vede come sia sporco, brutto, rovinato. Non piace avere una casa
ridotta in queste
condizioni. Allora tenta di integrarsi, di entrare a far parte di
un qualcosa e combattere. Ma è piccolo, è sensibile, è metodico, non ha urlato
troppo forte per
imporsi su un urlo di un altro. E poi ha iniziato a ripetersi più
volte lo stesso comizio, nella sua testa, e tutti applaudivano. Sembrava non
gli importasse che il
mondo che tanto amava sembrava essersi dimenticato di lui. E
invece soffriva.
I diciotto anni sono l'età - traguardo in cui ci si dice maturi,
in grado di prendere delle decisioni per noi stessi in modo autonomo.
Metodicamente, si sentiva
graffiare dentro ogni giorno, una goccia di sangue dopo l'altra.
Gliela rubava il mondo, gliela rubava quel sorriso non ricambiato, quella
spinta nel corridoio,
quella bomba buttata tra i bambini.
E ha maturato una decisione drastica. Da solo, in autonomia,
non dando segni del piano che da anni si andava affinando. Mondo, mondo,amato
mio mondo.
Nero. Nero buio, sporco, nero... Nero...
Mondo, che ispiri la vita, te la sei presa, la sua, un po' per
volta. E l'hai lasciato scoraggiato, senza difese o scudi.
Avresti affrontato quest'anno gli esami, e avresti potuto
continuare a scegliere, piccole scelte. Quelle le hai lasciate qui.
Al tuo sorrisetto sopra lo scalda collo, alla tua semplicità, al
tuo buon cuore.
RIP FEDERICO PEDULLÀ
Flavia Lamagna
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