martedì 22 ottobre 2013

Federico


Camminava per i corridoi, silenzioso, con un sorrisetto semplice sulle labbra. 
Tutti eravamo sempre troppo persi nei nostri pensieri, nelle ansie del giorno e alle prese con il nuovo problema quotidiano. Troppo concentrati per ricambiare 
quel sorrisetto, proveniente da sopra il suo scalda collo. 
Me lo ricordo, è uno dei pochi maschi della mia età che ho l'onore di guardare negli occhi, senza avere in primo piano uno scorcio del mento. 

Dicono che i diciotto anni siano il traguardo da passare per entrare nell'età matura, al fianco di altri pari. Maturi abbastanza per la patente, per prendersi 
l'onere delle proprie azioni. Maturi per poter prendere delle decisioni autonome. 
Abbiamo sempre paura nel prendere delle decisioni: non ci accorgiamo neanche di averla, la confondiamo con la pazzia del momento. Le decisioni che 
prendiamo sono minime, in fondo: nel senso che non cadono poi così in là come vorremmo far credere. Entrare o no a scuola, un colore di capelli azzardato.... 
Ma chi a diciotto anni prende una decisione drastica, e drastica davvero, come andarsene di casa e andare a lavorare, diciamo anche all'estero, viene guardato 
con un misto di ammirazione,scetticismo ( lo sentite il primo pensiero? “Ma questo è pazzo!”) e curiosità. Poi ce ne dimentichiamo. E finché le decisioni sono 
se entrare oppure no a scuola, ci sta bene. Sono semplici da prendere, in fin dei conti. Poi c'è chi si sente molto impegnato nei confronti del mondo: 
manifestazioni, comizi, ideali più o meno utopici, e così si sentono vivi. Sentono di far parte di un intero che vogliono migliorare, un mondo a cui appartengono 
e vogliono partecipare per legarsi a questo, in un futuro più o meno prossimo. Allora abbiamo gli ambientalisti, i religiosi, i politi ecc ecc... non per etichettare 
qualcuno, solo per richiamare alla mente dei tipi delle nostre generazioni. 

Poi c'è lui, c'è il ragazzo sensibile che ama il mondo, lo ama davvero. E vede come sia sporco, brutto, rovinato. Non piace avere una casa ridotta in queste 
condizioni. Allora tenta di integrarsi, di entrare a far parte di un qualcosa e combattere. Ma è piccolo, è sensibile, è metodico, non ha urlato troppo forte per 
imporsi su un urlo di un altro. E poi ha iniziato a ripetersi più volte lo stesso comizio, nella sua testa, e tutti applaudivano. Sembrava non gli importasse che il 
mondo che tanto amava sembrava essersi dimenticato di lui. E invece soffriva. 
I diciotto anni sono l'età - traguardo in cui ci si dice maturi, in grado di prendere delle decisioni per noi stessi in modo autonomo. Metodicamente, si sentiva 
graffiare dentro ogni giorno, una goccia di sangue dopo l'altra. Gliela rubava il mondo, gliela rubava quel sorriso non ricambiato, quella spinta nel corridoio, 
quella bomba buttata tra i bambini. 

E ha maturato una decisione drastica. Da solo, in autonomia, non dando segni del piano che da anni si andava affinando. Mondo, mondo,amato mio mondo. 
Nero. Nero buio, sporco, nero... Nero... 
Mondo, che ispiri la vita, te la sei presa, la sua, un po' per volta. E l'hai lasciato scoraggiato, senza difese o scudi. 

Avresti affrontato quest'anno gli esami, e avresti potuto continuare a scegliere, piccole scelte. Quelle le hai lasciate qui. 
Al tuo sorrisetto sopra lo scalda collo, alla tua semplicità, al tuo buon cuore. 

RIP FEDERICO PEDULLÀ 

Flavia Lamagna 

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