giovedì 24 ottobre 2013

“Non mandate fucili, ma penne: le guerre si possono combattere attraverso il dialogo e l’istruzione” L’appello ai potenti di Malala Yousafzai

“La soluzione è una sola: istruzione, istruzione, istruzione. Oggi chiediamo alle potenze mondiali di capire che non si può mai mettere fine a una guerra con una guerra. Si possono combattere le guerre attraverso il dialogo e l’istruzione. Chiediamo di non mandare fucili, ma penne; di non mandare carri armati, ma libri; di non mandare soldati, ma insegnanti. E ricordiamoci che anche un solo libro, una sola penna, un solo bambino e un solo insegnante possono cambiare il mondo.” Queste alcune delle parole pronunciate lo scorso 28 settembre all’università di Harvard da Malala Yousafzai, la giovanissima attivista pakistana che per anni ha documentato la situazione politica di Swat, distretto nel nord del Pakistan in cui è nata e che, fino a pochi anni fa, ha vissuto l’occupazione politico-militare dei talebani. Malala, che a luglio ha compiuto sedici anni, ha cominciato la sua attività di denuncia all’età di tredici anni, quando ha aperto un blog per la BBC, attraverso il quale ha documentato il regime talebano nel suo paese, l’occupazione militare e si è battuta affinchè alle donne fosse riconosciuto il diritto allo studio. Nel 2012 è vittima di un attentato: alcuni talebani assaltano lo scuolabus sul quale si trovava e lei viene ferita gravemente al collo e alla testa. Malala ora è viva e sta bene, grazie ad un intervento chirurgico, ma purtroppo è vittima di continue minacce. Nonostante questo Malala non ha mollato e le sue scelte le sono valse, il primo febbraio 2013 la candidatura al Nobel per la Pace, rendendola così la candidata più giovane di sempre. Questa giovane donna deve rappresentare per tutti noi, ragazzi e ragazze, un esempio da seguire: tutte le mattine ci alziamo, spesso contro voglia, e andiamo a scuola, non rendendoci conto fino in fondo che un diritto che a noi appare ovvio, è in realtà una grande conquista e una potentissima arma, che purtroppo non tutti i giovani possiedono. Come ci ricorda la stessa Malala, dobbiamo pensare che in questo momento una bambina si sta sposando perché costretta, un altro sta morendo di fame o a causa del terrorismo, o altri ancora stanno lavorando, quando dovrebbero giocare e andare a scuola. Per combattere tutto questo però dobbiamo prima conoscere e imparare ad utilizzare lo studio come arma efficace, perché rispondere alla violenza con altra violenza non può portare a nulla di positivo. Tanti regimi terroristici si sono basati e si basano sull’inconsapevolezza delle persone, che ignorano che ci siano realtà migliori al di fuori di quella in cui sono costretti a vivere. Sapere e conoscere vuol dire poter reagire, vuol dire non permettere a nessuno di sovrastarci e Malala ci deve far capire che anche noi possiamo e dobbiamo fare qualcosa per migliorare il nostro futuro.



Laura Guido

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