martedì 22 ottobre 2013

“Ogni essere che viene al mondo cresce nella libertà e si atrofizza nella dipendenza” : l’uomo libero schiavo della tecnologia

*La citazione riportata nel titolo è a cura di Silvano Agosti.
L’idea di libertà, dal latino “libertas” “assenza di costrizioni”, nasce per un bisogno naturale dell’uomo di fuggire da una condizione di ristrettezza o di prigionia
fisica o mentale ed è definita come la facoltà di pensare, di operare, di scegliere in modo autonomo (dal greco “secondo la propria legge”). Tuttavia esiste una
libertà personale che si radica in ognuno di noi: c’è chi la trova correndo per strada, chi leggendo un libro, chi accanto alle persone che ama, chi cerca di
capirla e poi se ne innamora, chi la ricerca e la trova sacrificando la sua vita: “Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta” (Dante-
Purgatorio I canto vv.71-72).
Nel corso della sua storia l’uomo molte volte ha cercato di rivendicare la libertà in tutte le sue sfumature: nel Rinascimento la libertà di religione, una religione
che per tutto il Medioevo aveva reso l’uomo una pedina nelle mani della Chiesa, sottomettendolo ai dogmi ecclesiastici e costringendolo ad annullare qualsiasi
tipo di potere decisionale; la libertà di parola e di discussione all’interno del Parlamento con l’emanazione dei Bill of Rights nel 1689, che ponevano sullo
stesso piano le decisioni del “The King” e quelle dei “Parlamentarians”; la libertà di pensiero e di espressione come principio basilare dei Sacri principi della
Rivoluzione francese del 1789 (Libertè, Egalitè, Fraternitè); la libertà di sentirsi uomo, come recita l’Art.3 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo “Ogni
individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.”, conseguenza della Seconda guerra mondiale (XX secolo), in cui l’uomo era
stato privato della sua dignità, del suo “essere un individuo vivo”, limitato ad esser riconosciuto come un numero di serie; la libertà di sentirsi accettato
nonostante il colore della pelle, risultato della lunga lotta all’Apartheid, politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca nel Sudafrica nel
dopoguerra. Eppure, anche se il premio nobel per la pace e promotore della liberazione dei neri, Nelson Mandela, sostiene: “Il lungo cammino verso la libertà
non è ancora finito, l’ho percorso sforzandomi di non esitare perché ho scoperto che dopo aver scalato una montagna ce ne sono sempre tante altre”, l’uomo
sembra essersi dimenticato dei sacrifici compiuti nel tentativo di raggiungere la libertà e si è costruito un nuovo “padrone”: la tecnologia, che giorno dopo
giorno sta diventando la chiave di lettura della società contemporanea. Grazie alla tecnologia, infatti, l’uomo non ha più limiti: è arrivato sulla Luna, ha creato
organismi viventi in laboratorio diventando l’antagonista di Dio, “il creatore della cose terrene”, ma si è allontanato dai sentimenti, dalla comunità, dai valori più
antichi, lasciando che fossero le macchine a trascrivere i suoi pensieri, stupidi smile a far trasparire le sue emozioni, lasciando, quindi, che ciò che egli stesso ha
creato lo rendesse ancora una volta “schiavo” perché, come scrisse il cantautore Giorgio Gaber, l’uomo si sente libero quando è comandato.



Giulia Uda

0 commenti:

Posta un commento